Gli operatori del gioco devono poter programmare le proprie attività

Scritto da Redazione Fonte News giorno 15 Dicembre 2017
Gli operatori del gioco devono poter programmare le proprie attività

E meno male che esiste ancora, e nonostante tutto ciò che si dice sul mondo del gioco d’azzardo pubblico, qualcuno che si preoccupa anche degli operatori del settore e di quanto questi debbano essere in grado di poter programmare la loro futura attività commerciale. E certo non è un’impresa facile visto il marasma che vive da tempo nel settore ludico, con accordi siglati, e non rispettati da alcuni territori, norme locali sempre più restrittive ed un futuro che si appalesa pieno di investimenti impegnativi, richiesti dallo Stato, per aggiornare le apparecchiature da intrattenimento o, quanto meno, ciò che ne rimane.

Quindi, non è esattamente vero che il settore del gioco, compresi i casino online, “luccica” ed è stracolmo di danaro: basterebbe chiederlo onestamente ad un addetto ai lavori e si vedrà come lo scenario che si rappresenta loro non “sia roseo e radioso”. Di conseguenza si può plaudire a chi si preoccupa, quando si parla di gioco pubblico, che si stia parlando di soggetti che fanno impresa, procurano posti di lavoro e creano ricchezza per tutto l’italico Paese ed è sin troppo evidente che questi soggetti debbano programmare la loro attività utilizzando, però ed una volta per tutte, norme chiare e sopratutto certe.

E questo visto che di “certezze” questo settore ludico non ne ha, posto che le ultime che aveva riposto nell’accordo sul riordino sono indubbiamente certezze che non si stanno concretizzando, anzi. Basterebbe guardare le imprese di gioco del Piemonte e quanto fa discutere la loro situazione, ma che non produce alcun intervento definitivo.

Le regole del gioco sembrano continuamente cambiare ed appena si vede all’orizzonte una parvenza di normalità (vedasi appunto l’accordo sul riordino) subito si subisce un contraccolpo che azzera qualsiasi idea di programmi o di investimenti che porterebbero a creare occupazione, entrate e quindi “ricchezza”! E questo, in buona parte, perché il decreto attuativo del riordino non “spunta ancora all’orizzonte”: così si continua a creare incertezza e confusione e non certamente le basi per programmare qualcosa di positivo che possa avere risultati economici rassicuranti.

Ciò che arriva per il gioco lecito sono sempre cattive notizie, quasi mai di cose positive e questo si può chiaramente sottolineare non faccia parte della “buona informazione”: prova ne è ciò che “arriva mediaticamente” all’opinione pubblica e che ha portato la cittadinanza quasi a “discriminare” chi lavora nel settore del gioco pubblico, dimenticando molto presto che questo lavoro è un lavoro “statale”, coperto da concessione (ben retribuita allo Stato) in virtù della quale viene offerto un prodotto sul territorio che è assolutamente “riserva di Stato”.

Ma, evidentemente, essere uno “statale” non è più sufficiente, ci vuole ancora di più per essere rispettati come qualsiasi altro settore di servizi: come per esempio, le finanziarie che non c’è dubbio prestino danaro ad interessi esorbitanti approfittando delle problematiche della gente. Ma questo è rispettato e va bene.

Ma scusando questo volo pindalico, e ritornando invece al mondo del gioco d’azzardo lecito, si spera veramente che il decreto che lo vuole organizzare, normalizzare e regolamentare esca “dal suo guscio” al più presto, in modo che questo comparto tanto discusso venga in qualche modo salvaguardato… se non sarà troppo tardi e se le Regioni non lo avranno già spazzato via da alcuni territori, senza possibilità di replica. Siamo proprio in un Paese democratico non c’è che dire.